LA STORIA DELLA CASCINA BRUNA
Mettiti comodo e leggi la storia della cascina direttamente dai ricordi di nonna ANNA
Secondo leggende ed aneddoti curiosi, il nome CASCINA BRUNA prende il nome dalla colorazione “bruna” dei meli
e degli alberi da frutta in autunno ed è una delle ultime cascine del paese ancora con la distinzione in base ai colori
decisa in un lontano passato. A Cumiana infatti, ci furono anche una Cascina Rossa, Verde, ecc.
La Cascina Bruna di Cumiana, in provincia di Torino, ha una storia secolare di cui è molto difficile trovare traccia
negli archivi storici e/o comunali. Nessuno meglio di Nonna Anna, la più anziana della famiglia e storica proprietaria,
può raccontare meglio la Leggenda ed il percorso storico di questa antica dimora ed attività.
“Le prime reminiscenze dei ricordi che ho, risalgono ai racconti dei miei avi, che mi hanno sempre indicato il 1600
come periodo di costruzione della Cascina Bruna.”
Secondo la più famosa Leggenda raccontata in paese, agli inizi del 1700 la Cascina Bruna era di proprietà di una
figlia illegittima del Conte della Costa (una frazione di Cumiana) avuta da una relazione amorosa con la mia
bis-bis-nonna, la quale ebbe a sua volta 3 figlie, tra cui mia nonna. Ad ognuna delle tre figlie andò una cascina, di
cui questa appunto, a mia nonna.
Ovviamente la realtà è differente rispetto alla leggenda, ma comunque affascinante.
Secondo un atto di vendita che vidi da bambina, un certo Signor Bartolomeo ad inizio 1800 entrò in possesso di
questa cascina e del mulino accanto ad essa.
Li acquistò in blocco da due famiglie di origine ebrea di Cumiana: la famiglia Sacerdote e la famiglia Levi.
Il Signor Bartolomeo, mantenne prospere e vive le due attività, finché non furono acquistate da mio bisnonno Giovanni Battista Chiantore all’incirca nella prima metà del 1800.
Quando i suoi due figli maschi (tra cui mio nonno Giovanni Battista Chiantore) e la sua figlia femmina furono grandi,
mio bisnonno decise di acquistare altre proprietà per lasciare a pari possedimenti in eredità.
Ad un figlio andò una cascina in Frazione Ruata Lombarda a Cumiana, alla figlia andò una cascina a Pinerolo (TO)
ed a mio nonno venne lasciata questa cascina: la CASCINA BRUNA.
Mio nonno sposò mia nonna Anna Bruno ed insieme ebbero 9 figli.
In ordine cronologico: Giacinta, Candido (morto di tonsillite all’età di 4 anni), Giuseppe Eugenio, Giovanni, Paolo,
Candido (mio padre), Palma, Carla e Rosa Teresa (detta Rosina o Mina, storica insegnante scolastica cumianese).
Durante la loro fase, ci fu il periodo produttivo più splendente di tutta la storia dell’attività in cascina.
Non tutti lavoravano assiduamente nei campi, ma tutti i fratelli si impegnarono sempre per accrescere il prestigio
lavorativo dell’azienda di famiglia.
Le attività erano molteplici, tra cui l’allevamento e la vendita di mucche, vitelli, maiali, pollame, conigli, capre, una
mula ed un cavallo.
Come prodotti coltivati invece avevamo sei differenti tipi di impianti di mele (famosi in tutto il Pinerolese), ciliegie,
peschi, susine, prugne, kiwi, nocciole, castagne, un grande orto ed un vastissimo campo di canapa per il settore
tessile ed industriale.
Molto interessante ricordare che questa nostra cascina ha sempre dato aiuto ed ospitalità ai bisognosi in cambio di
lavoro nei campi, riuscendo a sopravvivere alla prima guerra mondiale ed alle razzie dei nazisti durante la seconda
guerra mondiale.
Ma torniamo a noi…
Quando mio padre morì per un malore nel 1987, l’attività passò a me ed a mio fratello Giovanni che la mantenemmo
superando diverse disavventure (carenza di personale, lutti famigliari, nuove normative e mezzi agricoli sempre
più obsoleti…) fino al 2017. In quell’anno, l’attività passò a mia figlia Elda Paola, nata (come mio figlio Ettore) dal matrimonio con mio marito
Cesare Bianco (per anni Sindaco e Vice Sindaco di Cumiana).
Ora sono qui, che racconto la nostra storia passeggiando tra i nostri meleti, ricordando il passato e dando i giusti
consigli a mia figlia Elda, il suo compagno Giuseppe ed i miei nipoti Stefano e Davide.
“Il futuro è radioso alla Cascina Bruna.”
– Anna Giovanna Maria Chiantore
